giovedì 24 maggio 2018

Recensione: A. Socci, "TRADITI, SOTTOMESSI, INVASI" (di Luca Ferruzzi)

Berlusconi: “La crisi è alle spalle” (“La Repubblica”, 28 giugno 2010); Monti: “La crisi è passata, ora possiamo rilassarci” (“Il Fatto Quotidiano”, 2 aprile 2012); Letta: “Crisi alle spalle” (Il Sole 24 Ore”, 2 febbraio 2014); Renzi: “Crisi alle spalle, l'Italia è ripartita” (“Affaritaliani.it”, 17 marzo 2015); Gentiloni: “Non prometto miracoli, ma la crisi è alle spalle” (“Il Messaggero” 2 settembre 2017); Renzi: “Il PD ha portato l'Italia fuori dalla crisi” (“Repubblica.it”, 29 ottobre 2017).
Al di là dell'evidente falsità di tali insulse dichiarazioni protrattesi negli anni, riportate nell'ottimo volume di Antonio Socci Traditi, Sottomessi, Invasi – L'estinzione di un popolo senza figli, senza lavoro, senza futuro, il libro evidenzia e sdipana, capitolo dopo capitolo, il dramma pluricentenario di un popolo codardo e imbelle, capace forse di episodici atti eroici di lirismo e patriottismo, ma condannato all'ignavia dalla propria stessa natura dispersiva e centripeta prima ancora che da mire, trame e disegni di potenze esterne e interne più o meno occulte, lobbies e centri di potere vari i quali, dotati di formidabili armi di distrazione di massa da un lato e di propaganda / comunicazione dall'altro, hanno buon gioco nel perpetuare l'eterno stato di sudditanza – sociale, morale, economica, politica, militare imposto con minacce varie, ricatti ed ultimatum, esposti in modo brillante ed inoppugnabile nel volume rivelatore di Socci.
La sensazione che rimane all'attento lettore non è tanto quella, ormai consolidata e nota, di dolore e impotenza di fronte alla nostra cronica incapacità di auto-determinarsi che da sempre accompagna la consapevolezza individuale e collettiva (L' “Italia d'ogni dolore ostello” di dantesca memoria) quanto piuttosto il rendersi conto dell'esistenza, spesso al di fuori dei confini nazionali, di un mondo spietatamente e sapientemente organizzato e determinato (Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, Unione Europea, NATO, ecc.) alla sottomissione del più debole, alla deprivazione della stessa coscienza collettiva di popolo e di nazione, per ovvi motivi principalmente legati alla sopravvivenza di tale mondo, al bisogno – vitale - di supremazia totale, che fa si che l'Italia, così come ogni altro paese e territorio, venga considerata alla stregua di una cellula acefala di un poderoso e auto-rigenerantesi organismo mondiale, atlantista, globalizzato, disumanizzato, intento a spegnere ogni focolaio di rivolta o di individualismo all'interno del proprio tessuto connettivo e ad annichilire, in ogni modo possibile (a questo proposito i concetti di lecito e illecito sembrerebbero ormai superati per sempre) altre forme di cultura, di governo, di organizzazione sociale – in primis quelle basate sulla tradizione – che debbono essere delegittimate e estirpate senza pietà.
I sempre più flebili ed isolati appelli alla presa di coscienza rispetto al paventato pericolo della società globalizzata, della distruzione sistematica dei valori tradizionali, dei pericoli derivanti dall'espandersi incontrollato – nel mondo - di religioni sommarie, violente e totalizzanti vengono così sistematicamente ignorati (se possibile), ridicolizzati, o infine estirpati tout court, con le buone (disinformazione, sterilizzazione, desensibilizzazione sistematica delle coscienze e delle capacità intellettive) o con le meno buone (defenestrazioni e quarantene nei riguardi delle “Cassandre” e dei riottosi, attacchi mirati, improvvisi e sospetti innalzamenti dello “spread con i Bund tedeschi” piuttosto che del “rischio – paese assegnato dalle società internazionali di rating”, financo a cambi di regime pilotati, patenti completamente gratuite di “bontà” o di “malvagità” distribuite senza alcuno straccio di evidenza, embarghi e sanzioni, droni (quali nuovi angeli vendicatori) e quant'altro.

In questo clima da guerra perenne non ci fanno granché bella figura i meschini governanti di ogni colore politico di cui si è poc'anzi detto, impegnati più che altro ad assicurarsi il più saldamente possibile alle rispettive cadreghe, né la guida spirituale massima alla quale una sana società dovrebbe guardare per trovare conforto, speranza, protezione e coraggio: “Bergoglio e il suo rifiuto di parlare di violenza islamica: una autocensura ideologica. Un libro consigliato a tutti coloro ai quali il diuturno mal di stomaco provocato dal mondo moderno non è sufficiente.

Antonio Socci
TRADITI, SOTTOMESSI, INVASI
Rizzoli, Milano 2018
p. 313, Euro 18.00

mercoledì 23 maggio 2018

Veri e falsi difensori della vita (di Ascanio Ruschi)


Siamo certi che Egli ci ascolta, siamo certi che Egli ci aiuta, siamo certi che Egli non cesserà di assisterci giorno per giorno, momento per momento, fino alla vittoria contro la cultura di morte che ci minaccia. Questa cultura, questo sistema, ha in sé stesso i germi della sua auto-distruzione. La causa per cui combattiamo contiene invece in sé i germi della vita e della vittoria. Noi rappresentiamo il futuro, non solo per quanto riguarda l’Italia, ma per quanto riguarda il mondo.”

Con queste vigorose e commoventi parole, pronunciate da Virginia Coda Nunziante sul grande palco posto alla fine dei Fori imperiali, si è chiusa l’ottava edizione della Marcia per la Vita, in ricordo del piccolo Alfie Evans. Una Marcia bellissima, partecipata oltre le più rosee aspettative, nonostante i colpevoli silenzi dei molti, troppi, “cattolici” e delle opposizioni (quelle sì, manifeste) dei difensori dell’aborto. Una Marcia che, è bene subito ribadire, segna un punto di non ritorno. Che si rassegnino i vari gufi e gufetti, gli ignavi, i difensori della vita da tastiera, i democristianucci de “la 194 è una legge che non va abrogata ma applicata meglio”. La Marcia andrà avanti, comunque vada. Il successo dell’ottava edizione, avversata dall’esterno ma anche dall’interno del mondo cattolico, sta lì a dimostrare che la strada imboccata è quella giusta, e che ormai il popolo della vita ha capito che per fare sentire la propria voce, deve riappropriarsi delle piazze, deve dare pubblica testimonianza delle proprie idee, senza paure e senza timori di ledere il politically correct.
E pensare che via via che i giorni passavano, e il 19 maggio si avvicinava, i timori di non riuscire ad organizzare un pullman avevano pervaso, ahimè, anche il sottoscritto e l’amico Pucci Cipriani. Troppe telefonate erano rimaste prive di risposta, i vecchi e nuovi amici non rispondevano neanche ai messaggi che li sollecitavano a partecipare. Neanche il minimo sforzo di aiutarci su facebook propagandando la Marcia (eppure c’è chi sui social network ci passa giornate intere…). Dalle parrocchie pochi segnali di vita, anche l’ambiente “tradizionalista” sembrava anestetizzato. La rabbia cresceva dentro di me, o forse era solo delusione. Eppure oramai avrei dovuto essere abituato, ma tant’è…
Ma anche io sono un uomo di poca fede, e avrei dovuto ben sapere che il Signore non ci avrebbe abbandonato. E così, la mattina del 19 maggio, quando con Pucci ci ritroviamo alle 7.00 al punto di ritrovo fissato per la partenza, ecco che il pullman è praticamente pieno. Qualcuno è arrivato anche da Pisa pur di partecipare. Un folto gruppo, capeggiato dall’amico Leonardo Rossi è arrivato da Empoli. In diversi arrivano dal Mugello, con loro il giovane Fabio (fotografo ufficiale del gruppo). Abbiamo la benedizione di avere ben due sacerdoti per l’assistenza spirituale. Un altro lo raccatteremo lungo la via. Bene ci siamo tutti, si parte! Una veloce sosta alla Certosa del Galluzzo, un ultimo sguardo alla cupola del Brunelleschi, ed il pullman punta diretto verso l’Urbe.
Il concentramento è in Piazza della Repubblica alle 14,30. Siamo in anticipo di qualche minuto, e la piazza è ancora quasi vuota. Il giovane Fabio – alla sua prima Marcia - mi guarda, un po’ dispiaciuto: “Pensavo saremmo stati di più….”. Passo lo sguardo sulla piazza, esito un attimo e poi: “Aspetta Fabio, ancora qualche minuto… non disperare”. Ed ecco, improvvisamente sbucare dalle vie laterali centinaia, migliaia di persone che festanti si riversano nella piazza. Sono famiglie con bambini piccoli, ragazzi (tantissimi!), sacerdoti, frati (anche dei Francescani dell’Immacolata, che Dio li protegga!), chi da solo chi con la parrocchia, in tanti si sono mossi da tutta Italia. Tantissimi cartelli e striscioni in difesa della vita e per l’abrogazione della legge 194; molte le sigle dei movimenti presenti. Guardo le sigle: Napoli, Bergamo, Genova, Siena, Trieste, Bari, sono venuti proprio da tutta la penisola!
Una leggera brezza rende più gradevole l’assolata giornata romana, e nel mentre il corteo si muove, scorgiamo molte facce conosciute: molti li avevamo visti pochi mesi orsono a Civitella del Tronto al consueto raduno annuale della Tradizione. Abbracci, strette di mano, il sorriso sincero di chi, nelle occasioni che contano, è presente, anche a costo di molti sacrifici. A loro, ai tanti amici con impegno e dedizione hanno partecipato alla Marcia, va il nostro plauso e, ne sono sicuro, il ringraziamento e le preghiere delle anime di quei 5 milioni di bambini abortiti in Italia da quando la legge 194 è stata varata.
Per loro abbiamo marciato e marceremo; per loro abbiamo pregato e pregheremo; per loro siamo scesi e scenderemo nelle strade e nelle piazze, per riaffermare che non esistono verità differenti, ma che la Verità è una sola, e che ciò che è bene è e rimarrà bene; e ciò che è male è e rimarrà male. La battaglia va avanti, ma da sabato la affronteremo con rinnovato vigore, sicuri che l’esito sarà quello voluto. Al 18 maggio 2019 amici!


Ascanio Ruschi

Convegno: "Fatima, la crisi della Chiesa e papa Francesco" (Firenze, 6 giugno 2018)



martedì 22 maggio 2018

La grande Marcia per la Vita (di Pucci Cipriani)


"C'è un libro della vita e c'è un libro della morte. In questo libro della morte la data del 22 maggio 1978 è scritta con caratteri di sangue, il sangue di quasi sei milioni di vittime, a cui vanno aggiunti i 50 milioni di bambini uccisi ogni anno nel mondo. 137.000 al giorno, 5700 all'ora. Non vogliamo far passare questo anniversario senza chiedere di abrogare la legge 194 e, in attesa che si arrivi a questo, di togliere immediatamente dalla spesa pubblica 2-300 milioni che ogni hanno sono dedicati ad uccidere i nostri bambini (...) la nostra è una società molto ipocrita, ormai pratica l'eugenetica e l'infanticidio di Stato, di cui abbiamo avuto un drammatico esempio in Gran Bretagna con l'uccisione del piccolo Alfie."
(Virginia Coda Nunziante, al termine della VIII Marcia per la Vita tenutasi a Roma il 19 maggio 2018)


A tre giorni della Grande Marcia per la Vita che si è tenuta a Roma sabato 19 marzo mi ero perso d'animo: il pullman che avevamo fissato e che, grazie ad Ascanio Ruschi e all'indimenticabile padre Serafino Lanzetta (ahimè quanto rimpianto in questo deserto fiorentino dove l'abilità della Curia è riuscita, con il consenso degli interessati, a fare una eutanasia della Tradizione) organizziamo ogni anno, da otto anni a questa parte, per dare a tanti la possibilità di recarsi a Roma a manifestare in favore della vita, dal concepimento alla morte naturale, contro il crimine orrendo dell'aborto, era pressoché vuoto... ma all'antivigilia è avvenuto il "miracolo" e sono fioccate le prenotazioni non solo dalla città ma anche dai paesi della provincia e il pullman — un grazie anche all'amico Leonardo Rossi! — si è riempito.
Pensavo, con amarezza, fino al giorno prima, alla vergogna che nessun sacerdote si fosse sentito in dovere di accompagnare la nostra comitiva ed eccoti, invece, anche tre preti in talare, combattivi, pieni di entusiasmo, con i loro giovani, con la loro gente, tre preti che riscattano la viltà di tanti conigli: don Gianluca (che fu con noi anche lo scorso anno) che ha guidato, all'andata e al ritorno, il Santo Rosario, don Stefano e Fratel Giuseppe... e poi gli amici fiorentini di sempre, tanti giovani di "Verità e Vita", giovani di Larciano, di Lucignano, di Pisa, di Borgo San Lorenzo...
Abbiamo con noi quello che, ormai, è diventato il nostro simbolo identitario: un grande striscione — ideato e realizzato anni fa dall'allora quindicenne Gabriele Bagni — con l'effige di san Pio X e con le parole di quel Papa Santo: "Vi chiameranno papisti, retrogradi, intransigenti, clericali: siatene fieri".
E via, alla volta della Città Santa dove una fiumana di persone con striscioni, bandiere, stendardi e croci, magliette con il logo della Marcia della Vita... e tante, tante persone, tantissimi giovani...
Sì, troppe croci, troppe tonache, troppe suore, aveva detto e scritto Gianluigi Gigli, l'ex parlamentare sonoramente trombato, Presidente del così detto Movimento della Vita (che poi è come l'araba Fenice: che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa) che si sentì in dovere di scrivere una lettera a tutti i Presidenti dell'Associazione invitandoli a non aderire e, semmai, boicottare la Marcia per la Vita.
E, invece, quest'anno, nel quarantesimo anniversario dell'approvazione della criminale legge 184, che ha fatto 6 milioni di morti, "ad memoriam" del piccolo martire Alfie Evans, assassinato dai boia inglesi (legislatori, giudici e medici) con la fattiva collaborazione dei vescovi a cominciare da quello di Liverpool che ha avuto la spudoratezza di invitare i genitori del bambino ad affidarsi a quei i medici (assassini) che hanno fatto morire Alfie — che ha resistito incredibilmente per tre giorni — togliendogli l'ossigeno... quindi un'atroce morte per soffocamento.
Quest'anno il corteo dell'ottava edizione della Marcia è ancor più imponente degli scorsi anni e sfilano a migliaia e migliaia giovani, intere famiglie, papà e mamme... nonni e nonne con i carrozzini, medici, infermieri e farmacisti con il camice bianco, e poi, con le loro bandiere, i giovani, particolarmente numerosi di "Italia Cristiana" con Fabrizio Verduchi e di "Militia Christi" con Fabrizio Lastei, due colonne portanti della Tradizione, membri di congregazioni e confraternite religiose, centinaia di giovani suore e tantissimi sacerdoti (in talare, on. Gigli! e con tante croci portate senza vergogna, con orgoglio, caro Onorevole Gigli, ex Presidente del così detto MpV), gli eroici frati dell'Immacolata (che vivono in semiclandestinità dopo la soppressione dell'ordine nel tentativo, andato a vuoto, di incamerarne i beni.... che erano invece dei laici. La Fraternità Sacerdotale San Pio X, guidata da don Emanuel du Chalard, a cui si deve la conservazione della Messa in rito romano antico, la "Messa di sempre" e di tutti, i sacerdoti del Verbo Incarnato, tantissimi preti diocesani e di vari ordini religiosi, l'ICRSS di Gricigliano (Fi), e, in mezzo a loro, S. E. il Cardinale Raymond Leo Burke, Mons. Carlo Maria Viganò, Nunzio Apostolico Emerito negli Stati Uniti d'America, mons. Luigi Negri, Arcivescovo emerito di Ferrara Comacchio.
Apriva il corteo una delegazione con un grande striscione "Ottava marcia per la Vita" dietro al quale vi erano quindici sindaci, con fascia tricolore delle varie città d'Italia, a cominciare da Verona, l'on. Giorgia Meloni, Presidente di FdI, gli Onorevoli Lorenzo Fontana, Vicepresidente della Camera, Giancarlo Giorgetti, Capogruppo della Lega alla Camera, il Senatore Simone Pillon, della 1° Commissione Affari Costituzionali, l'ex Sindaco di Roma Gianni Alemanno con le delegazioni "Pro Life" provenienti dai cinque Continenti.
Seguiva il "Trenino della vita" stracolmo di bimbi... di mamme, di papà... e poi l'immane fiumana del "popolo della vita" di gente pronta al "Bonum certamen"... c'è un clima fraterno e mi commuovo nello stringere decine e decine di mani e di salutare tanti, tanti, amici e "camerati" di cinquant'anni di battaglie, "i vecchi e i giovani", parafrasando Pirandello: innanzi tutto Roberto de Mattei, che è stato nell'arco della mia vita, uno dei punti di riferimento sicuri, con... tutta la sua famiglia, sempre al servizio della buona causa; con lui fissiamo un Convegno che si terrà a Firenze il 6 giugno su "Fatima, la crisi della Chiesa e Papa Francesco"... verranno l'ex Presidente dello Ior Ettore Gotti Tedeschi e il prof. Massimo de Leonardis, oltre, naturalmente, a Roberto de Mattei. Poi un saluto e un ringraziamento a Donna Virginia Coda Nunziante; riabbraccio due cari e vecchi (non certo di spirito) amici: Andrea Cristoforo e Marco Clarke, rivedo, come ogni anno (e lo immortalo nella foto ricordo) l'amico carissimo Fabrizio Verduchi, poi Fabrizio Lastei. Ed ecco un'altra foto di gruppo con il Capitano Cesare Maria Glori, l'onorevole Simone Pillon ("Certo, verrò assai volentieri, a settembre a parlare a Firenze contro l'aborto") e poi Gianni Turco ed Emanuel, Giuilo Panella e Guido Vignelli poi Giovanni Gasparro, che io (e non solo io) considero il maggiore artista italiano vivente, con le sue tele sublimi, e ancora l'architetto De Meo Arbore (che non riconoscevo dopo il "taglio" della barba!), l'Abbé Emanuel du Chalard che mi fece conoscere il grande Monsignor Marcel Lefebvre, il nostro caro Kevin Marcel Chan, Pinardi, Diego Martino Zoia, Montes della TFP, Michel Beghin, l'amico padovano, gli amici di Genova che mi portano il saluto di Piero Vassallo, Alessandro Elia (ahi ahi! noto l'assenza di Lorenzo Gasperini...) e tanti ragazzi e ragazze che erano e verranno anche in seguito a Civitella del Tronto nella seconda domenica di marzo, per il Convegno della Tradizione Cattolica.... non vedo fortunatamente Giuda Iscariota (e non l'ho, per la verità mai visto, alla Marcia per la Vita) che mi propose, a marzo, di... rinnegare la Tradizione e la "mia" Civitella... povero untorello pieno di prosopopea che ambirebbe a scranni e cadreghe elemosinando a destra e a manca... ma lasciamo perdere. Mi commuovono i tanti che mi salutano e mi stringono la mano dicendomi di avermi riconosciuto: come vorrei stringerli tutti in un forte abbraccio!
Il grande corteo, sempre ordinato, sempre gioioso, sfila da piazza della Repubblica e si snoda occupando, dalla testa alla coda, l'intera via Cavour fino ai Fori Imperiali, per poi giungere sino alla chiesa della Madonna di Loreto a piazza Venezia dove si è concluso il grande corteo; dal palco, poi, ci sono state alcune testimonianze toccanti: Janet Moran ha parlato della sua associazione Silent no more, fondata in America per aiutare le donne. Poi è stata la volta di Margherita, una giovane donna napoletana, madre di due figli, convinta, lo scorso gennaio ad uccidere il terzo bimbo, che aveva in grembo, perché risultato down. Oggi, grazie all'aiuto del suo parroco, ha trasformato il dolore e il rimorso per la tragica scelta compiuta in una determinata volontà di combattere l'aborto, affinché altre donne non abbiano a patire la sua stessa sofferenza; grandi applausi per Federica, una ragazza down romana, che ha intessuto, con le sue parole un vero inno alla vita, raccontando come e quanto la sua vita sia felice, bella e assolutamente degna di essere vissuta, per il fatto di sentirsi amata e accolta da tutti; poi la drammatica testimonianza di Viviane, la madre di Vincent Lambert, il 41enne tetraplegico francese, da dieci anni in stato vegetativo, ricoverato presso l'ospedale di Reims. Benché non si tratti di un malato terminale, i medici sarebbero intenzionati a interrompere l'idratazione e l'alimentazione, provocandone di conseguenza la morte. Solo la ferma opposizione dei genitori ha finora fermato la loro mano. Viviane, la madre, autrice di una lettera al Presidente Macron in proposito, ha assicurato come non intenda trasformare suo figlio Vincent "nel portabandiera dell'eutanasia, bensì nel portabandiera della vita".
Una giornata che ci ha ridato davvero la "carica" e che ci sprona al "Bonum certamen" nonostante le tante amarezze, la viltà altrui, l'opportunismo, il carrierismo di tanti.... A proposito ho rivisto i vecchi amici del Cenacolo della Santa Croce... ne avevo già parlato con il Conte Capponi: lo rifonderemo nella nostra Firenze. E anche questo grazie a questa grande manifestazione in difesa della vita.

Pucci Cipriani

martedì 15 maggio 2018

Recensione: Francesco Agnoli e Andrea Bartelloni, "Scienziati in tonaca" (di Luca Ferruzzi)


La ricerca e lo sviluppo del metodo scientifico inteso quale chiave per comprendere l'ordinamento del creato rappresentano esigenza e dovere profondo dei religiosi esaminati nell'interessante pubblicazione di Francesco Agnoli e Andrea Bartelloni “Scienziati in Tonaca” la cui prima edizione del 2013 vede oggi una nuova versione, riveduta ed ampliata che va a coprire una breve disamina della vita e delle opere di diciannove religiosi, alcuni più importanti, altri meno conosciuti, impegnati nello studio e nell'osservazione scientifica del mondo e dell'universo e nella definizione dei più importanti parametri che andranno a costituire il fondamento delle diverse scienze, dalla fine del medioevo fino ai giorni nostri.
Per questi religiosi lo studio della natura rappresenta un atto d'amore verso il Creatore; in essi la conoscenza approfondita dell'Opera  Divina, in tutte le sue forme, così come dei meccanismi fisici e biologici che regolano l'esistenza della materia creata è necessità teologica, fondamento di fede, preghiera, ragione stessa di vita.
Così dal quattordicesimo secolo di Nicola Oresme, Vescovo di Lisieux, filosofo, fisico, matematico e astronomo, fino agli inizi del ventesimo secolo con Padre Georges Edouard Lemaitre, fisico ed astronomo, anticipatore della teoria del Big Bang, passando attraverso l'opera di grandi ricercatori quali il Cardinal Nicola Cusano, astronomo, matematico e filosofo naturale, il canonico Niccolò Copernico, estensore dell'eliocentrismo e del calendario gregoriano, gli astrofisici Padre James Bradley e Don Giovan Battista Guglielmini, Don Leonardo Garzoni, teologo e studioso di magnetismo, fino ai biologi, botanici, naturalisti e genetisti Lazzaro Spallanzani, Bonaventura Corti,  Jean Baptiste Carnoy, Luigi Galvani, Gregorio Mendel, Don Giacomo Bresadola ed agli studiosi di mineralogia e sismologia Padre René-Just Hauy,  sant'Alberto Magno, Padre Andrea Bina, Don Timoteo Bertelli, la storia e l'evoluzione della scienza moderna e lo strutturarsi del metodo scientifico di studio delle diverse discipline acquista forma e sostanza sempre permeata di profonda fede religiosa in inscindibile e feconda interazione.
Teologia e Fede sono le luci- guida di quei religiosi alla gioiosa scoperta dell'intera Opera Divina, che fanno della concezione cristiana della natura, come afferma Don Giuseppe Tanzella-Nitti, radio-astronomo e cosmologo presso il Consiglio Nazionale delle Ricerche e l'Osservatorio Astronomico di Torino, un fattore di sviluppo del pensiero scientifico, dai tempi del Logos Cristiano di Sant'Agostino in poi.
L'uomo creato ad immagine e somiglianza di Dio ha così la possibilità di rimirarne, estasiato e riconoscente, l'Opera, e l'ordine nel quale le cose create esistono: il cosmo, quindi, come riflesso di Dio.
Non a caso, infatti, matematica e astronomia rappresentano, per molti “Scienziati Religiosi” trattati nel libro di Agnoli e Bartelloni un binomio inscindibile necessario allo studio e alla comprensione dell'universo e delle sue proprietà ed alla rappresentazione delle leggi che lo regolano. Il mondo fisico è stato creato come “matematizzabile”: si tratta del linguaggio, secondo John Polkinghorne, con il quale il creato entra in contatto con l'uomo, e gli parla.
Per Don Tanzella-Nitti, allora, La teologia diventa lo strumento, la chiave di lettura per mezzo della quale si sviluppa, attraverso la conoscenza scientifica, la nostra visione filosofica della natura.
E' il “Credo in un solo Dio, creatore del cielo e della terra” che ci pone di fronte all'estensione, alla dinamica e alla bellezza del cosmo visto attraverso la scienza moderna.




Francesco Agnoli
Andrea Bartelloni
SCIENZIATI IN TONACA
La fontana di Siloe, Torino 2018
p. 154, Euro 14.50

mercoledì 9 maggio 2018

Recensione: L. Fontana e E. Gotti Tedeschi, "LA CULLA VUOTA DELLA CIVILTÀ" (di Luca Ferruzzi)

Scarso senso della storia e mancanza di prospettiva etica, sociale, economica, religiosa, assieme ad una politica dell'immediato e soluzioni scontate e dalle gambe corte, rappresentano, per Lorenzo Fontana e Ettore Gotti Tedeschi nel volume “La culla vuota della civiltà”, prefazione di Matteo Salvini, il leitmotiv all'origine delle miopi e tremebonde politiche, nella fattispecie italiane, fatte di interventi spot superficiali e spesso del tutto inutili, frutto talvolta di meri calcoli elettorali.
Basate spesso su convinzioni scontate e neo-malthusiane, tali politiche, illuministiche e atee, hanno inevitabilmente portato in Occidente, ed ancor più in Italia, una insostenibile situazione di crollo demografico che gli Autori, nel bel volume scritto a due mani, denunciano apertamente essere l'opera del pensiero materialista dominante dell'establishment politico ed economico italiano, della Comunità Europea, e delle diverse agenzie specializzate delle Nazioni Unite.
Dai suddetti mali della società moderna ha origine, per Fontana e Gotti Tedeschi, la crisi della Famiglia tradizionale, quella con la effe maiuscola, quale fondamento, appunto, della società e degli stessi valori di riferimento della medesima, in termini di scambi intergenerazionali e trasferimento delle conoscenze e delle filosofie di vita, delle tradizioni e della cultura, della responsabilizzazione del singolo all'interno della società, del timor di Dio e dell'amore per il prossimo, fino ad arrivare all'aspetto, preponderante nel libro, di natura più finanziaria ed economica.
La distruzione della famiglia ed il conseguente connesso decremento demografico vengono identificati dagli Autori quale con-causa dell'aumento della povertà, della riduzione del PIL e delle prospettive di crescita, oltre che del rivolgersi al consumismo non sostenibile e fine a se stesso, quale strategia di sviluppo a corto termine che, se da un lato aiuta (temporaneamente, almeno) a crescere le economie di alcuni paesi in via di sviluppo, in particolare del continente asiatico, dall'altro mortifica e penalizza opportunità di lavoro (aumento del tasso di disoccupazione) e speranze dei pochi giovani occidentali rimasti in una società sempre più anziana, malata, stanca – e costosa.
E' allora il sano modello di economia domestica familiare, che, con l'obiettivo di accudire e provvedere ai bisogni futuri delle nuove generazioni, ed a favorirne la crescita e lo sviluppo, fornisce esempio virtuoso all'economia globale della società, alla creazione sostenibile di ricchezza (a questo punto, verrebbe da osservare, materiale ed immateriale), all'aumento del PIL, e non solo.
Aiutando a rialzare il tasso di natalità, così come alcune nazioni più evolute stanno facendo con successo, argomentano Fontana e Gotti tedeschi, porta a avere effetti benefici misurabili sull'economia stessa dello stato, ne diminuisce la tassazione pro-capite a causa dell'aumento nel numero dei soggetti  contribuenti, incrementa e fortifica la linfa vitale della nazione.
La politica di piccolo cabotaggio, il miraggio del “benessere” per le generazioni attuali anteposto ad ogni altra – più profonda – e lungimirante prospettiva, la ricerca della felicità nel superfluo, altro non fanno che rendere inevitabile l'agonia e le politiche di austerità che sempre più spesso enti sovra-territoriali ci impongono, arrivando infine a endemizzare il senso di rinuncia e di mancanza di prospettive.
In questa situazione da “basso impero” Gotti Tedeschi e Fontana alludono al pericolo reale di un “Colonialismo di ritorno” rappresentato dalle recenti ondate irresistibili di immigrazione economica, che società ormai anziane, troppo burocratizzate ed imbelli non riescono né vogliono tenere sotto controllo, spesso gabellandocele non solo come necessarie, ma benefiche, addirittura.

Illuminante, a questo proposito, la citazione di Cesare Pavese menzionata quale incipit introduttivo: “Chi non fa figli per non mantenerli, manterrà quelli degli altri”, eterna legge del contrappasso.

Lorenzo Fontana
Ettore Gotti Tedeschi
LA CULLA VUOTA DELLA CIVILTA'
Gondolin, Verona 2018
p. 163, Euro 18.00

mercoledì 2 maggio 2018

Anticipazioni editoriali: DIO È MORTO? (Edizioni Cantagalli)

Segnalimo la prossima uscita del libro dell'arcivescovo emerito di Bruxelles André Joseph Leonard: "Dio è morto?" (Cantagalli) - il volume sarà in libreria il 10 maggio - in cui si parla dei diritti rivendicati in nome della "falsa" libertà a partire dal suicidio assistito, tremenda arma di pressione sui malati.

Scrive Lorenzo Bertocchi su "La Verità" del 28 aprile 2018: 

"Monsignor Leonard fu incaricato ad arcivescovo della capitale belga su precisa volontà di Benedetto XVI nel 2010 e con caparbietà ha combattuto la battaglia sul fronte nordeuropeo per tutto ciò che può dar fastidio all'estabilishment: si è opposto ai matrimoni omosessuali, aborto, fecondazione artificiale, eutanasia. Ha avuto l'onore di essere attaccato due volte dalle Femen, il gruppo di sex estremiste che gira il mondo a seno nudo. La prima volta gli tirarono una torta in faccia e lui rispose: "La torta era buona, ma l'attacco delle Femen è stato ancor più piacevole".








A lungo professore all'Università cattolica di Lovanio, attualmente vive ritirato in Francia. Lo hanno mandato (i bergogliodi) in pensione allo scoccare preciso dei 75 anni nel 2016, con il singolare primato di essere stato il primo arcivescovo di Bruxelles a non essere nominato cardinale negli ultimi 200 anni. (...) si fa interrogare da Drieu Godefridi su eutanasia, omosessualità, trasumanesimo, scienza e fede, islam."


martedì 1 maggio 2018

Marcia per la vita a Roma, sabato 19 maggio 2018 (un pullman da Firenze)

ETIAMSI OMNES EGO NON!



GIORNATA PER LA VITA
CONTRO LA CULTURA DELLA MORTE
Marcia per la vita Roma 19/05/2018
Piazza della Repubblica (Stazione Termini) ore 14:30





La "Comunione Tradizionale" e "Controrivoluzione" - visto anche il progredire della cultura della morte - organizzano un pullman da FIRENZE per partecipare alla VIII Marcia per la Vita.
Una grande manifestazione che si terrà a Roma il 19 maggio 2018 con ritrovo alle ore 14,30 a piazza della Repubblica (Stazione Termini) di ROMA.
Da otto anni portiamo avanti questa iniziativa e ci duole constatare come molti, non comprendendone il significato, ci vengano a dire che in treno si fa prima e non si sta una giornata in pullman. Innanzi tutto dobbiamo considerare il periodo di crisi per cui, per molte famiglie, è onerosa la spesa in treno (il doppio della quota da noi richiesta di 35,00 Euro a persona) tenendo conto anche che noi faremo viaggiare gratis i ragazzi sotto i nove anni... e siccome ci sono molte famiglie numerose daremo all'autentico "Popolo della Vita" la possibilità di partecipare.

Sarà bene ricordare che questa iniziativa del pullman nacque per volere di p. Serafino M. Lanzetta e dei frati francescani dell'Immacolata quando ancora l'Ordine non era stato proditoriamente distrutto e la parrocchia di Ognissanti in Firenze era un faro di religiosità e cultura cattoliche... ahimè troppo presto tradite. Pertanto, fedeli al nostro motto "Tradidi quod et accepi", continuiamo il "Bonum certamen" confidando nell'aiuto del Signore e dell'Immacolata... meno in quello di tanti che avrebbero il dovere morale di aiutarci invece di fare questa sorta di "resistenza passiva" all'iniziativa.

Si pregano tutti coloro che vorranno venire a Roma per manifestare in favore della vita, contro la cultura della morte, nel ricordo del piccolo Alfie, di prenotarsi presso:

Ascanio Ruschi -  avv.ruschi@libero.it    cell. 3494657869
Pucci Cipriani -  pucciovannetti@gmail.com  cell. 3339348056

Tenendo presente che la partenza avverrà alle 7,30 da Firenze (comunicheremo il luogo) con arrivo a Roma e sosta per consumare insieme il pranzo a sacco in mattinata.
Sfilata per le vie di Roma con ritrovo alle ore 14,30 in piazza della Repubblica quindi ritorno a Firenze in serata. Il prezzo previsto è di Euro 35,00 a persona ma i bambini sotto i nove anni non pagano.
Ma  vorremmo che nessuno restasse a piedi per l'impossibilità di pagare la quota... in qualche modo faremo, perché tutti dobbiamo essere a Roma il 19 maggio. Se qualcuno volesse generosamente, non potendo partecipare, versare una quota o dare un'offerta per permettere il viaggio anche a chi non ne ha la possibilità farebbe un'opera di carità.
Il viaggio sarà, come ogni anno, piacevole e confortevole... e soprattutto ci ritroveremo  per combattere il "Bonum certamen" senza rifugiarci, come i settari, nelle sagrestie.
Restiamo in fiduciosa attesa di tante prenotazioni e facciamo appello in particolare anche agli amici di Prato.