domenica 16 luglio 2017

Intervento di Gabriele Bagni alla presentazione del libro "Dal natìo borgo selvaggio"

Lo scorso giovedì 29 giugno 2017 è stato presentato alla regione Toscana, presso il Salone delle Feste di Palazzo Bastogi - via Cavour, 18 - per iniziatica del Capogruppo in regione di FdI Giovanni Donzelli, il libro di Pucci Cipriani: "Dal natìo Borgo selvaggio: quando ancora c'era la Fede e si pregava in latino" (Solfanelli). Dopo il saluto di Giovanni Donzelli, del Consigliere Comunale di Borgo San Lorenzo Luca Ferruzzi e dell'Avvocato Ascanio Ruschi, sono intervenuti, di fronte a un numeroso e attento pubblico, il giovane Gabriele Bagni della "Comunione Tradizionale", redattore di "Controrivoluzione", Lorenzo Gasperini e il Docente Universitario Giovanni Tortelli. Avendo riportato in precedenza gli interventi di Lorenzo Gasperini e Giovanni Tortelli tenuti alla presentazione dell'8 maggio a Borgo San Lorenzo e la recensione del Consigliere Luca Ferruzzi, riportiamo adesso l'intervento di Gabriele Bagni.

Signore, Signori, cari amici, buonasera. E' con immensa gioia e tanto piacere che, questa sera, mi trovo, assieme a voi, seduto a questo tavolo, in questa meravigliosa sala della Regione, accanto a personaggi illustri, primo tra tutti il nostro anfitrione Giovanni Donzelli - capogruppo di FdI alla Regione Toscana - per presentare il libro dello scrittore mugellano Pucci Cipriani, che non è solo un intellettuale di vaglia, un giornalista acuto e tagliente, ma un carissimo amico e un Maestro di vita.
Debbo ringraziare Pucci Cipriani perché in un non breve periodo di questi miei primi vent'anni di vita, gli anni dominati dalle fantasie e dall'inesperienza, egli è stato un faro, un punto di riferimento culturale e spirituale. E non solo : egli è stato una "forte spalla" sulla quale appoggiarsi nei momenti - e ce ne sono stati - più tristi e difficili. Merce rara al giorno d'oggi perché io ricordo le sue lezioni, i suoi insegnamenti ma anche e, soprattutto - da Docente del "buon tempo andato" - i suoi ammonimenti e i suoi rimproveri perché un amico e un Maestro sa anche rimproverare...egli ha quasi rappresentato la figura del padre perché è sempre stato presente per sciogliere ogni mio dubbio, per portare una parola di conforto, per soddisfare a ogni mia necessità. Ecco, questo io dovevo a questo personaggio con il quale, stasera ho l'onore di sedere allo stesso tavolo.
"Dal natìo Borgo selvaggio: quando ancora c'era la Fede e si pregava in latino" (Solfanelli) è il titolo di questa bellissima opera che narra e racconta storie e vicende del Borgo Mugellano che si fregia del nome del Santo Martire Lorenzo, paese natale del nostro scrittore, dove egli vive tutt'ora e dove, dalla finestra del suo studio, si domina un meraviglioso panorama dove si possono osservare i campanili e le torri del paese: dalla Torre dell'Orologio al Campanile Longobardo della pieve romanica, dall'Oratorio del SS. Crocifisso al campanile della Compagnia di Sant'Omobono... proprio come potete osservare dall'immagine della copertina, opera del pittore borghigiano Enrico Pazzagli. Sembra di stare alla finestra dello studio di Pucci o sulla sua terrazza "a tetto" del suo attico al quinto piano. Non è un caso che la copertina riporti la visione della Torre dell'Orologio e dei campanili,: proprio in questa immagine sta raccolto tutto il significato del libro e del pensiero del nostro scrittore e, volendo, di ogni cristiano autentico. La Torre campanaria è simbolo di fortezza e di resistenza in tempo di assedio, è segno di potenza e di primato poiché, imponente, maestoso...a Firenze nessuna torre poteva essere più alta del campanile di Giotto perché nessuno può osare di stare al di sopra di Dio ("Quis ut Deus?") La Torre campanaria è strumento per segnare il tempo grazie alle potenti campane perché fin dove arriva il rintocco delle campane, lì arriva la benedizione di Dio.
Ebbene il campanile è proprio il simbolo di questo natìo borgo, un borgo o un mondo fatto di tanti campanili che segnano il tempo e mantengono la posizione; un vescovo che ben conosco ebbe a dire: "Possiamo osservare chiese senza case, ma non case senza chiese"... ed è vero! Così come ci sono campanili di pietra ci dovrebbero essere campanili fatti di carne ed ossa, ogni cristiano è chiamato ad essere un campanile, a testimoniare, a costo della vita, la propria Fede senza cedere di un millimetro per non lasciare vuota la postazione e per segnare un territorio. Ecco perché Pucci è uno dei pochi campanili oggi rimasti; nonostante tutto egli è fermo sulle proprie idee, irremovibile, intransigente e, grazie alle sue opere, a questo e ai suoi libri precedenti e, speriamo, a quelli che scriverà, porterà la voce della fede come fanno le nostre campane.
E' il racconto, quello del libro, non solo delle vicende paesane legate strettamente a Borgo San Lorenzo, ma la narrazione di quelle tradizioni legate alla Fede che si ripetevano regolarmente nella nostra Toscana ("Tradidi quod et accepi")... Si narra di Firenze, dei paesi del Chianti come il mio (San Donato in Poggio), del Casentino e, ovviamente, del Mugello. Si parla ( e se non bastassero le parole ci sono oltre cento stupende foto d'epoca!) di sagre, di feste, di teatro, di processioni, anche di politica, perché anch'essa fa parte della vita dell'uomo. Pucci stesso racconta in prima persona le emozioni, le sensazioni nel vivere questa realtà. C'è da chiedersi il perché l'autore intitoli il libro "Dal natìo Borgo selvaggio" se poi egli stesso parla anche di altre città, di altri paesi, di altre realtà.
Beh, nel leggere il libro, nello scorrere le agili pagine, capirete come tutte le vicende siano legate a un non "sottile filo", ovvero da quella grande virtù teologale che è la Fede, senza la quale l'uomo non può conoscere Dio. E' proprio la Fede che fa l'unitarietà dell'opera, che lega queste pagine, quando si parli politica, di sagre, di feste; in tutto questo c'è un forte senso religioso perché così era- e non è certo un'invenzione o un sogno dell'autore - la vita di un tempo, quando tutto era legato alle "ore canoniche" , quando perfino il tempo si calcolava attraverso la fede e la religione : " Quanto manca alla cottura della pasta?" domandavano in famiglia, e la massaia rispondeva : "Ancora un Ave, Pater, Gloria... poi si possono scolare le paste" .
Si narra delle funzioni del mese di maggio, il mese dedicato alla Vergine Santissima, alla nostra Mamma Celeste, quando la gente accorreva al lieto suono della "squilla" al mese mariano, si narra delle processioni, quando venivano fatte, per terra, le fiorite, e i bimbi, vestiti da angioletti, gettavano petali di fiori o quando si vestivano da paggi sguainando le loro spade, all'Elevazione, in atto di omaggio e di onore a Nostro Signor Gesù Cristo. Si parla anche della morte, in un mondo idiota in cui si cerca di "tenerla nascosta" nel peggiore dei modi, rendendo anche il "trapasso" una cosa banale, ridicola...è il gioco del Demonio rendere ridicoli, ridicolizzare...così le "mammine sessantottine" - come il nostro autore le chiama - non portano i bambini ai funerali per non impaurirli...gli stessi bambini che poi si vestono da demoni, vampiri, streghe, da morti secche, nella notte di Halloween...nelle pagine di questo libro, invece, si riscopre tutta la bellezza, nonostante il dolore, delle esequie cattoliche, della pratica del Viatico (come emerge, in queste pagine, dai racconti di Nello, il Vandeano) dell'agonia e dell'assistenza spirituale ai moribondi...una volta se ne occupavano le compagnie o le confraternite, ora queste o non esistono più o sono - per dirla con il Giusti - in tutt'altre faccende affaccendate, in quanto, progressisti sì, ma "pecunia non olet".
Il "Natìo Borgo..." infine è, in senso figurato, l'insieme di quelle realtà che vivono secondo i dettami di un tempo, ovvero secondo la religione e la fede, il natìo Borgo è quel mondo che vive per Dio e per la sua Chiesa , proprio secondo il principio della cattolicità ossia dell'universalità. Il natìo Borgo è il mondo dell'ordine e dell'obbedienza, dove le donne vestono con la gonna e gli uomini con i pantaloni, dove il padre lavora e fatica mentre la madre accudisce la casa ed educa i figli, è il mondo dove la domenica si va a Messa e non al supermercato, dove i preti vestono la talare e celebrano i Sacramenti annunciando e insegnando la Vera Dottrina e non fanno gli psicologi o gli assistenti sociali, il mondo dove i figli rispettano i genitori e i superiori, dove l'obbedienza è una virtù, dove a scuola si insegna , si premia e si castiga, si promuove o si boccia secondo il merito, dove si eleva e non si livella, dove si formano veri uomini e non ribelli o rivoluzionari...il mondo dove davanti a Dio ci si inginocchia e davanti agli uomini si sta in piedi. Ecco il "Natìo Borgo selvaggio" di Pucci Cipriani...E anche il nostro!

Gabriele Bagni






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